sabato 10 aprile 2010

Non voglio i tuoi grazie!

783 volte grazie, 2.345 volte grazie. 4.873 volte grazie. 12.678 volte grazie. E così discorrendo.
E’ la solita “farsa” tramutata in manifesto di ringraziamento post-elettorale. Perché la mania di sprecare carta (ed insudiciare le nostre città) con affissioni senza regola, non può mica finire con il voto. Grazie per la fiducia. Grazie perché mi consentite di rappresentare il mio territorio in comune, in provincia, in regione e in parlamento, . Grazie di cuore. Grazie di fegato. E grazie di milza. Grazie, grazie e grazie. Ma grazie di che? Cioè, ammetto che la candidatura abbia come prospettiva ideale quella dell’ elezione. Sarebbe strano auspicarsi il contrario. E so bene che i costi per sostenere una campagna elettorale siano elevati, ancor più se le pubblicità sono prodotte e presentate senza regole e senza pudore, occupando qualsiasi spazio libero disponibile. Con rispetto della par condicio tra l’altro. Mi è capitato di vedere un pratico esempio di pari distribuzione degli spazi abusivi di propaganda elettorale a Vitigliano, dove il contenitore giallo per la raccolta degli abiti usati è divenuto comitato elettorale di Palese, mentre la cabina del metano fa gli spot a Vendola. Giusto per fare un esempio. E quindi immagino che l’ elezione sia ad esempio una sorta di rimborso spese. Ma tornando al tema, grazie de che? Di cosa mi stai ringraziando? Di essere finalmente entrato nel giro che conta? Di esserti accaparrato una vitalizio non indifferente? Di cosa vuoi ringraziarmi, polico eletto? Io non voglio che tu mi ringrazi. Voglio che ti metti a lavorare. Già di per se, il solo fatto di averti votato mi crea un contrasto interiore non indifferente. Ho i rimorsi, perché il 50% di me pensa che tu potresti deludermi domani mattina. Dove deludermi è un eufemismo. La percentuale restante si divide in sottopercentuali di vario genere che, ti posso assicurare, non sono per la maggior parte a tuo favore. Vivo di speranza, vivo di sogni, vivo di buoni propositi. Io. Non tu. Tu, ora che sei stato eletto, dovresti vivere (ancor più). Ti sei caricato una pesante croce diavolo! Ed è inutile che me lo dici (grazie), che me lo stampi su quei ridicoli manifesti. E’ naturale che ti ho votato per “fare” e non per “farti”. Quindi ti prego di non ringraziarmi per niente. Almeno per adesso. Anzi, se proprio ci tieni, ringraziami quando avrai finito. Perché hai intenzione di finire un giorno, o no? Non vorrai mica prendere esempio da un Formigoni o un Errani qualunque? Gli (in)governatori! Insomma, quando sarai consapevole di aver fatto il tuo lavoro (se mai succederà), allora ringraziami.
In fondo il ringraziamento è come un applauso alla fine di un concerto.
Dopo una splendida esibizione, il giusto tributo.
O forse saranno assordanti fischi!

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