mercoledì 12 maggio 2010

Obama mediatore. Israele fa il gioco delle tre carte. La Palestina spera.

E’ notizia di questi giorni la riapertura dei negoziati tra Israele e Palestina per cercare una soluzione ad un conflitto che da troppo tempo destabilizza l’intera area medio-orientale. A mediare tra le due parti, gli Stati Uniti. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, hanno incontrato il diplomatico statunitense George Mitchell, a Ramallah. L’obiettivo palestinese è evidente: la nascita di uno stato indipendente che abbia giurisdizione sul territorio della Cisgiordania e nella Striscia di gaza, con capitale Gerusalemme. Dal canto suo Israele ritiene sua capitale naturale la stessa Gerusalemme e, non ha caso, ha da poco annunciato la costruzione di nuove colonie nella città. L’apparente stop alla realizzazione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme annunciato dal premier Nethanyau è stato smentito dal ministro israeliano alla pubblica sicurezza Yitzach Aharonovitch che ha annunciato invece che si procederà presto alla demolizione di abitazioni arabe per far posto a nuove costruzioni israeliane, e che tale mossa non era stata comunicata precedentemente proprio per non compromettere i negoziati sollecitati dal presidente americano Obama. Insomma, un passo avanti e due indietro nell’intricata questione.
Israele come al solito fa il bello ed il cattivo tempo e non manca di dare dimostrazione di arroganza ed unilateralità nelle scelte. La disponibilità della comunità internazionale nei suoi confronti è però mutata rispetto ad altri momenti storici. La costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme annunciata durante la visita in Israele del vicepresidente americano Joe Biden (una sorta di affronto agli stessi Usa), la vicenda dell’uso di passaporti Inglesi da parte del Mossad (il servizio segreto israeliano) per compiere l’assassinio di Mahmoud al Mabouh in un hotel di Dubai sono solo due degli ultimi cunei che stanno filando la marmorea solidità dello stato ebraico. Intanto nella Striscia di Gaza si continua a morire di stenti e di malattie, moltre provocate dalle armi chimiche e tossiche usate da Israele durante l’operazione “Piombo Fuso”.

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