lunedì 30 novembre 2009

Prova a farlo...

Credi di essere arrivato, finalmente... invece sei appena partito.
Prendi il testimone da te stesso, da quello che eri prima, nella staffetta della vita.
Forse hai corso un pò con gli occhi chiusi, senza guardarti intorno. In realtà lo hai fatto per lunghi tratti. Vorresti correre al contrario per osservare tutto ciò che ti sei perso.
E spesso ti sei perso anche te stesso. Non ti sei accorto di te.
Il tempo intanto scorre, senza soste. Vigliacco. Rapido. Netto.
Ogni minuto passato è un minuto che non tornerà più. Te ne aspettano tanti ancora.
Vivili sempre con gli occhi bene aperti.
Non perderti nessuno scorcio della tua vita.

Prova a farlo...se ci riesci...

venerdì 25 settembre 2009

L' imposizione della democrazia

Vogliono ancora farci credere che in Afghanistan si stia compiendo una missione di pace. Vogliono ancora farci credere che siamo tutti fessi. E ci riescono molto bene, in fondo.
Dopo l'attentanto di Kabul, che è costato la vita a 6 parà italiani, si sono susseguiti altri atti intimidatori contro i militari inviati dal nostro governo. Per fortuna con conseguenze meno gravi.
Ho sentito commenti nei TG del tipo: ormai i Talebani hanno perso di mano la situazione, non hanno più il controllo dei territori, sono in difficoltà.
Il conflitto afgano, perchè tale è, si combatte ormai da 8 anni.
E senza alcun risultato visibile. Anzi, in realtà la situazione è peggiorata.
L'obiettivo principale era la cattura di Osama Bin Laden. Introvabile.
Nel suo ultimo video ha quasi ragione Bin. Parla degli occupanti, delle morti che hanno provocato, dell' incolpevolezza del popolo afgano stesso. Diavolo di un Osama! Hai ragione!
La "missione di pace" provoca evidentemente solo morte, distruzione ed una incredibile escalation di rancore. Sia da parte degli occupati che degli occupanti.
Si è avviato un processo pericoloso che, senza mezzi termini, sta ulteriormente allontanando quel territorio e quel popolo dalla democrazia. Sempre che ne abbia bisogno.
Gli Usa inoltre hanno imposto al governo dell' Afghanistan un uomo corrotto, colluso con i corrotti, ma evidentemente elegantissimo. Questo non basta ai cittadini che, in gran parte, non si riconoscono in questa vita politica. I talebani, dal canto loro, cavalcano queste motivazioni per conquistare consensi a livello politico. E li ottengono con facilità.
I militari dell' ONU sono ormai visti come gli unici responsabili di ogni disgrazia afgana. Se loro non ci fossero non ci sarebbero i bombardamenti, le morti di civili tra cui tantissime donne, anziani, bambini.
Forse, il popolo afgano è abituato a scegliere il meno peggio.
E, in questo caso, il meno peggio sono i Talebani, molto più vicini culturalmente rispetto alla visione politico-economia e culturale occidentale.
Esportiamo la democrazia, con la forza ad un popolo che, probabilmente, non ne sentiva la necessità.
Sarebbe ora di curare la nostra di democrazia...

giovedì 3 settembre 2009

La mortificazione di un popolo.

"Se si vuole vedere e toccare con mano come si umilia e mortifica un popolo bisogna andare in Palestina."
Questa frase di Pompeo Onesti, avvocato e scrittore, riassume in poche ed essenziali parole lo stato disumano che vive il popolo palestinese.
Uomini, donne, bambini, anziani, ghettizzati e ridotti alla sopravvivenza. Umiliati ogni giorno da uno stato militare avverso che rende loro impossibile ogni attività che per noi sarebbe assolutamente normale.
Il lavoro, lo studio, il gioco. Ogni cosa è sotto il controllo dell' occhio israeliano che opprime con azioni lampanti o invisibili l' esistenza di questo popolo che, nonostante tutto, ha voglia di futuro.
L'operazione "piombo fuso" è stata l' ennesima ed inutile prova di forza che Israele ha voluto manifestare sia ai palestinesi che alla comunità internazionale.
Crimini di guerra spaventosi e continui hanno caratterizzato questo operazione militare che ha causato migliaia di vittime, la maggior parte delle quali civili. E tanti bambini.
Il muro di separazione, eclatante dimostrazione di barbarie umana. Ed è ancor più soffocante per l' animo di chiunque abbia un minimo di sensibilità che ciò avvenga per mano di chi, sulla propria pelle, ha vissuto il dramma dell' olocausto.
Occhio per occhio e dente per dente sembra essere invece il motto dello stato di Israele che pur di tenere completamente per se la "terra promessa" non disdegna, giorno dopo giorno, ora dopo ora, di martoriare militarmente e culturalmente un popolo che continua a sperare, incurante del disinteresse totale della "comunità internazionale". Maledetta terra promessa mi verrebbe da dire, gridare.
La palestina è ormai un ghetto. E il mondo intero, la vecchia Europa, la democratica America, stanno a guardare, impotenti o incuranti di un dramma che è sulla coscienza di ognuno di noi.
In questo quadro di grande pena e disumanità, riescono ad emergere fatti e movimenti che lasciano un filo di speranza per chi crede che anche la Palestina abbia diritto ad un suo stato.
La protesta nonviolenta. Contrapposiazione unica e naturale all' estremismo che, evidentemente, allontana le parti da una soluzione. L' estremismo palestinese dei razzi Kassam, dei Kamikaze e dei gruppi terroristici e l'estremismo di Stato Israeliano, perpetrato dall' esercito regolare innanzitutto, su mandato dei suoi politici. Gli uni e gli altri, risultato di politiche superficiali e mai chiare. E l' ONU ne sa qualcosa.
La protesta nonviolenta attecchisce sopratutto nei villaggi. E si sviluppa con forza e con impeto. Grazie alla partecipazione degli attivisti internazionali. E tra loro anche cittadini israeliani coscienti della deriva politica del loro paese.
Bil'in è diventato il simbolo della protesta nonviolenta in Palestina. Un villaggio umiliato dalla costruzione del muro di separazione e dalla confisca, da parte di Israele, del 60% del territorio.
Per la maggior parte campagna, campi, destinati alla produzione agricola, principale risorsa del territorio, improvvisamente sottratta hai suoi proprietari.
Economia ulteriormente mutilata ed ennesimo danno di una popolazione già costretta a vivere di stenti e privazioni.
L' umiliazione subita dal popolo palestinese è terribile. Ed è continua.
La scelta di Bil'in è dura e fragorosa.
Ogni venerdì cittadini di Bil'in, attivisti israeliani ed internazionali, manifestano pacificamente sul cantiere della vergogna, subendo, puntualmente le rappresaglie (spesso violente) delle' esercito Israeliano.
Quello che noi possiamo fare, subito, è parlare di questo dramma. Renderlo un argomento di discussione. Stimolare l'interesse della gente. Smuovere le coscienze.
Possiamo essere noi il punto di partenza per una protesta ampia e nonviolenta che renda priorità l' irrisolta questione israelopalestinese.

Alcuni siti per approfondire l' argomento:

http://www.bilin-village.org - Il sito ufficiale della comunità di Bil'in

Bil'in, a village of Palestine - Il gruppo ufficiale su Facebook

giovedì 20 agosto 2009

A volte ritornano

Da domenica 6 settembre su Mondoradio Tuttifrutti

domenica 9 agosto 2009

Comincio ad avere difficoltà...

Comincio ad avere difficoltà a vivere in Italia. Il bel paese non esiste più.
Si è trasformato in un luogo privo di identità storica e di predisposizione alla modernità.
Grazie alla classe politica che lo insudicia e lo imbarbarsce, giorno dopo giorno, sempre di più.
Le ronde, il reato di clandestinità, il premier puttaniere, l'opposizione all' acqua di rose, i politici sempre più corrotti e corruttori. Devo fermarmi.
Ho serie difficoltà ad ascoltare i TG che insozzano le porche televisioni.
Non accendevo la TV da oltre 1 mese. Ho fatto una stronzata oggi...tentato, l'ho riaccesa.
E ti vedo Bossi, l' Umberto dalla raucedine che mi fa incazzare come un Toro, che replica a Fini dicendo che "noi andavamo a lavorare non ad ammazzare la gente".
Certo, fare il mafioso sarà anche un lavoro. Il punto è che i mafiosi nel mondo, hanno ammazzato un sacco di gente. In america come in germani, in francia come in belgio.
Poi ti vedo Silvio che dice:"I consumatori non devono cambiare il loro stile di vita".
Mi chiedo perchè lo abbia cambiato lui il suo stile di vita e, stranamente, questa estate la passa come un pensionato nella ricca campagna padana piuttosto che come un puttaniere (quale lui è) nella sua Villa Certosa circondato da politici nudi ed escort a gogo.
Voglio un telegiornale con le palle. Che dia notizie. Che faccia cronaca.
Esiste?

Spengo...
Comincio ad avere difficoltà...

venerdì 7 agosto 2009

La via per Gaza

Il seguito di avvenimenti che è sfociato nella micidiale operazione «Piombo fuso», lanciata da Israele contro Gaza il 27 dicembre, ha avuto inizio nel gennaio 2006. È stata in quella data che Hamas ha vinto le elezioni nei territori palestinesi occupati da Israele, diventando il partito di maggioranza e formando il governo. L’inaspettata vittoria di Hamas non era dovuta al fatto che, improvvisamente, la maggioranza dei palestinesi (fra cui, del resto, circa il 20% sono cristiani) si fosse convertita al fondamentalismo islamico. Essa era in realtà dovuta a molte cause, di cui la principale era la bancarotta politica di quello che, storicamente, era stato il maggior partito palestinese, il laico al-Fatah. Nello spiegare tali cause, i media occidentali hanno in genere messo in luce la «corruzione» di al-Fatah, ma hanno trascurato di dire che una ragione almeno altrettanto importante dell’esito elettorale era che la politica della trattativa (in corso dal 1993 a livello esplicito, ma assai da prima, a livello confidenziale) non solo non si era tradotta in nessun guadagno concreto, ma, lungi dallo spianare la via alla creazione di uno stato palestinese indipendente, era servita da copertura ad un’espansione senza precedenti del processo di colonizzazione nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

Come documentato da un certo numero di studiosi, in particolare da Khaled Hroub (il cui Hamas. A Beginner’s Guide è stato tradotto anche in italiano), la crescita di consenso politico di Hamas aveva comportato lo stemperamento delle posizioni più estremiste da parte dell’organizzazione e un atteggiamento politico sempre più pragmatico. Hamas non solo aveva formato il nuovo governo, capeggiato da Ismail Haniyeh, ma, pur ribadendo la propria indisponibilità ad accettare qualsiasi precondizione (e, in particolare, ad accettare quegli accordi di Oslo che non prevedevano nessun limite alla continuazione della colonizzazione israeliana nei territori occupati), aveva fatto più volte intendere la propria disponibilità ad un negoziato, attraverso offerte fatte in diverse occasioni di tregue di dieci, venti e perfino trent’anni.

La risposta dello stato d’Israele, tuttavia, era stata da subito di completa chiusura e si era tradotta nella rottura di ogni relazione con il nuovo governo e nel rifiuto di versagli i proventi delle imposte e dei diritti doganali che, a norma degli accordi di Oslo, Israele riscuoteva dai palestinesi. La decisione di Israele aveva avuto il pieno supporto non solo degli USA, ma anche dell’Unione Europea. Com’è stato notato dallo storico israeliano Avi Shlaim, «si è quindi determinata una situazione surreale, in cui una parte significativa della comunità internazionale ha imposto sanzioni economiche non contro l’occupante, ma contro l’occupato; non contro l’oppressore, ma contro l’oppresso.»

In realtà, come doveva poi essere documentato da un giornale giordano, dal sito americano «Conflicts Forum» e, in un secondo tempo, dal periodico americano «Vanity Fair», accanto al blocco politico ed economico dei territori occupati, fin dalla dimane delle elezioni era stata posta in atto una seconda strategia, i cui architetti sono stati il segretario di Stato, Condoleezza Rice, un funzionario del National Security Council, Elliott Abrams, e l’assistant secretary per gli affari mediorientali del Dipartimento di Stato, David Welch. Tale strategia mirava all’eliminazione del governo di Hamas con strumenti politici, ma, in caso di necessità, anche militari.

La Rice, in un incontro nell’ottobre 2006 a Ramallah con il presidente dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), Mahmoud Abbas, aveva fatto pressioni affinché questi sciogliesse il governo Haniyeh in due settimane. Abbas aveva temporeggiato, anche perché, se pure era nelle sue prerogative sciogliere il governo, a norma della «Legge fondamentale» dell’ANP, il nuovo primo ministro avrebbe in ogni caso dovuto rappresentare la maggioranza, in altre parole Hamas.

Di fronte all’esitazione di Abbas, gli americani erano sempre più entrati nell’ordine d’idea d’organizzare un vero e proprio colpo di stato, individuando come loro strumento Mahomed Dahlan, il capo della sicurezza a Gaza. Nella seconda metà del 2006 la Rice induceva l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a finanziare, rifornire e riorganizzare le forze armate di Dahlan, mentre quest’ultimo dava inizio a quella che egli stesso, in un’intervista a «Vanity Fair», doveva poi definire una «guerra molto astuta» contro le forze di Hamas presenti a Gaza.

Contemporaneamente, in una sorta di gara contro il tempo, almeno l’Arabia Saudita cercava di disinnescare la situazione, mediando un accordo fra Hamas e al-Fatah, in vista della creazione di un governo d’unità nazionale. L’accordo, raggiunto alla Mecca nel febbraio 2007, portava alla formazione di un governo congiunto Hamas-Fatah. L’Amministrazione Bush rispondeva finalizzando, il 2 marzo, un vero e proprio piano di colpo di stato, volto ad esautorare con la forza Hamas, ma, nel caso che non collaborasse, anche lo stesso Abbas.

Il piano stesso diventava di pubblico dominio nel mondo arabo quando, nell’aprile 2007, veniva pubblicato dal giornale giordano al-Majd. Il 7 giugno, il quotidiano israeliano Ha’aretz rivelava che Israele aveva autorizzato l’invio ad al-Fatah da parte dell’Egitto di decine di carri armati, centinaia di razzi e migliaia di bombe a mano. Il giorno dopo, a Gaza, Hamas lanciava un attacco preventivo contro al-Fatah, ponendo repentinamente fine all’«astuta guerra» di Dahlan e impadronendosi di Gaza. Da quel momento, Gaza è rimasta sotto il controllo di Hamas, mentre la Cisgiordania continuava ad essere governata dall’ANP, sotto la supervisione israeliana.

L’azione di Hamas, cioè del legittimo governo palestinese, è stata presentata al mondo come un «illegale colpo di stato»; Israele ha quindi potuto procedere a rendere sempre più stretto il proprio assedio intorno a Gaza. Gaza, infatti, era stata sgomberata dalle forze d’occupazione israeliane nel 2005, ma, da allora, con la collaborazione dell’Egitto sulla frontiera Sud, Israele l’aveva trasformata in una sorta di prigione a cielo aperto, bloccandone i confini terrestri e marittimi e controllandone lo spazio aereo. Dalle elezioni di Hamas, il blocco si era fatto sempre più stretto, comportando due tipi di azioni da parte degli israeliani e un tipo di reazione da parte dei palestinesi. Le azioni israeliane erano consistite nel razionamento sempre più stretto e realizzato con modalità sempre più umilianti, dei rifornimenti di beni essenziali, necessari alla sopravvivenza di una popolazione la cui economia era stata distrutta dall’occupazione israeliana; a ciò si erano accompagnate continue intimidazioni nei confronti della popolazione di Gaza, con voli a bassa quota a velocità supersonica, con occasionali tiri di artiglieria e con periodiche azioni di commando più o meno estese e più o meno gravi all’interno della Striscia. Hamas aveva risposto con il lancio di razzi contro il territorio israeliano.

Stranamente, in Occidente, si è in larga parte taciuto su un blocco economico che stava spingendo il milione e mezzo di abitanti di Gaza alla fame, si è parlato solo in maniera sporadica e superficiale delle azioni militari israeliani, ma ci si è soffermati con gran dovizia di particolari sugli attacchi dei «missili» di Hamas (in realtà razzi di fattura artigianale con una scarsissima capacità distruttiva, usati più per ragioni simboliche che militari). Come ha ricordato Avi Shlaim, quale fosse la reale asimmetria fra Hamas e l’IDF (Israel Defence Forces) è evidenziato dal fatto che «nei tre anni dopo il ritiro da Gaza nell’agosto 2005, sono stati uccisi dai razzi undici israeliani, mentre, solo nel 2005-2006, l’IDF ha ucciso 1.290 palestinesi di Gaza, fra cui 222 bambini.»

In questa situazione infernale, nel giugno del 2007, con la mediazione egiziana, è stata raggiunta una tregua di sei mesi. Gli israeliani hanno però non solo continuato a mantenere il blocco economico di Gaza, ma l’hanno sempre più inasprito. Secondo dati dell’Oxfam, riportati da Sara Roy, un’esperta della situazione economica di Gaza, mentre nel dicembre 2005 entrava a Gaza una media di 565 camion di vettovaglie al giorno, nell’ottobre 2007 tale media era calata a 123 e nel novembre a 4,6. Sempre a novembre, il 4, la notte delle elezioni americane, l’esercito israeliano è entrato in Gaza, uccidendo quattro dirigenti di Hamas. Nelle parole del giornalista indiano Aleem Maqbool, giunto in Israele quando l’operazione era ancora in corso: «L’esercito israeliano dice che sta rispondendo ad una specifica minaccia, e che non considera che la tregua sia stata infranta.»

È però forse comprensibile che Hamas e i palestinesi di Gaza la pensassero in modo diverso; il 19 dicembre, quindi, Hamas ha dichiarato la propria indisponibilità a rinnovare una tregua estesamente violata da Israele. Era il pretesto che – come documentato da alcuni organi di stampa – il governo israeliano aspettava da almeno sei mesi: il massacro di Gaza.

di Michelguglielo Torri (www.arabcomint.it)

venerdì 10 aprile 2009

Il sole

Un giorno vorrei poter dire di aver vissuto la mia vita.
Oggi so che è lei che sta vivendo me, ed io la osservo quasi indifferente, disattento.
La seguo.
Il profumo del mare, ogni tanto, mi risveglia da questo torpore, mi strattona, mi schiaffeggia.
E, quasi meravigliato, mi accorgo d' improvviso del Sole.
Che ha sempre accompagnato i miei attimi, ma che io ho sempre meticolosamente coperto con una grigia e piovosa nuvola.
Il Sole che mi illumina gli occhi e la mente.
Il Sole che mi stordisce.
Il Sole che mi stupisce.
Voglio guardare il Sole...ancora...fino a quando non mi lacrimeranno gli occhi.
Riscaldami Sole, finchè non sarà di nuovo pioggia.

martedì 24 marzo 2009

Le nuvole fanno sognare...le nuvole fanno morire

Succede che le nuvole ci fanno sognare. Da bambino le modellavo con la mente fino a farle diventare ciò che io volevo. Il mio supereroe preferito, o magari il Grande Puffo, una barca a vela, un panino al prosciutto...il viso della compagna di classe che mi piaceva tanto. Da grandi cambiano i soggetti, ma le nuvole, loro continuano a farci sognare.
Oggi le nuvole cominciano a farci morire.
Accade anche questo. Le belle e soffici nuvole della Copersalento. Ad un tiro di schioppo da casa nostra.
Con il loro carico di diossina che finisce magari nella pancia di un bel vitello allevato a Cursi, che magari finisce nella nostra pancia. Ma ce ne siamo accorti solo oggi che il veleno è velenoso, distratti come eravamo a pensare alle nostre faccede quotidiane.
Peccato che nel frattempo abbiamo continuato a respirare diossina, diossina e diossina. Una bella boccata di salutare diossina.
Del resto a bruciare CDR (combustibile da rifiuti) che cosa ci attendiamo di ottenere? Essenza di tulipani? Non siamo mica olandesi noi.
Abbiamo accettato senza batter ciglio il nostro bravo inceneritore. Ed oggi, improvvisamente ci accorgiamo che fa male. Che sprigiona veleno. Diossina, diossina e diossina. Mista a quelle candide nuvole che la trasportano nell' aere de lu Salentu che siccome è la terra de lu sule de lu mare e de lu jentu, sopratutto de lu jentu, eccoci una bella soffiata di diossina per tutti.
Lei si deposita sulle piante, rendendole vivacemente mortali!
E noi la respiriamo convinti di essere ancora in un luogo "immacolato", sano e pulito.
L'unico posto dove la diossina non si posa mai è la coscienza di coloro che traggono i loro profitti da queste attività.
Coscienze evidentemente già così sporche, da non lasciare spazio neanche a poche ed innocenti particelle di diossina.

lunedì 23 marzo 2009

Se proprio devi odiarmi, fallo ora...

Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.

William Shakespeare

domenica 22 marzo 2009

Quando non ho idee mi piace metterle nero su bianco...

Quando non ho idee mi piace metterle nero su bianco.
L'assenza di "pensamenti" è la mia fonte di ispirazione.
E' l'unico modo con cui riesco a comunicare quello che ancora non riesco a pensare. Ho che magari non penso ancora, o non penserò mai. O vorrei pensare, qundi dire, ma non dico. L'ho detto!
Ma pensa te!
Confesso che, partire dal nulla, esprimendo un concetto, per ottenere un risultato pari al nulla è una pratica accattivante, uno sciogli-lingua per le meningi, un cubo di Rudick da risolvere senza l'uso delle mani. Fine a se stesso, evidentemente.
Spesso, la fonte di ispirazione non è altro che il soggetto del concetto che la segue.
Io invece, ispirandomi dal, ed al nulla, esprimo inevitabilmente il nulla.
E' la dimostrazione pratica che si può parlare dando l'impressione di voler dire qualcosa, esprimere un' opinione, assumere una posizione, comunicare un concetto, che però non c'è!
E probabilmente non ci sarà.
O forse c'è, ma non sarà mai espresso.
Che stia diventanto un bravo politico?

sabato 21 marzo 2009

Indifferenza

Ormai sono indifferente alla politica.
Tanto quanto la politica è indifferente nei miei confronti (di cittadino).
La politica che non è più un fine ma è diventata un luogo. Chiuso ed inaccessibile alle persone comuni. Se dovessi accomunarla ad un luogo reale sarebbe la Reggia di Caserta. Imponente, lussuosa, luminosa. Con le sue numerose stanze, i saloni, le scalinate, i camini, le fontane. Il suo splendido giardino, con cascata annessa. Un luogo splendido. Ma, inutile. Visitato da migliaia di persone che passano, guardano, sognano e vanno via, senza lasciare un segno.
I visitatori della Reggia di Caserta (ma anche di qualsiasi altro luogo similare, quindi non me ne vogliano i Casertani) sono un pò come gli elettori rispetto alla politica. Passano, senza lasciare segno alcuno.
Che dite? Esercitano con il loro voto un diritto che consente loro di decidere chi li dovrà governare?
Ah! Ah! Ah! Rido...
E suvvia, non ditemi che sono irrispettoso e maleducato. Mia madre ci rimarebbe male. Ma non ci credo nemmeno un pò a questa storia, anzi, credo davvero sia una di quelle barzellette che fanno tanto, tanto ridere.
Aspettate...ora ci penso un po!
Immagino ad esempio di dover andare domani a votare e guardo un pò qualche faccia...
Mastella ed il suo UDEUR. Tac! Rieccoli a destra, ri-alleati con Silvio. Ho letto da qualche parte che hanno stretto tra loro un patto d' acciaio. E mi rimetto a ridere! Ah! Ah! Ah!
Mastella scartato comunque...
Maroni, il ministro della lega Nord. Colui che vorrebbe trasformare in Gestapo del terzo millennio i medici italiani che, secondo lui, dovrebbere denunciare i clandestini che, disgraziatamente, avessero necessità di cure in strutture pubbliche italiane.
Scartato Maroni...
Franceschini, il succedaneo di Veltroni nel PD. Franceschini che, tra le prime cose dette ha anche affermato: "Ora decido io!"....
Franceschini scartato...
Aspettate...ma esiste ancora la SINISTRA?!?
A quanto pare Sinistra Democratica si sta ri-organizzando. Chissà se puntualmente, una volta al governo del paese, i nostri partiti di Sinistra faranno di tutto per starci il minor tempo possibile.
Quindi, per non sentirmi insicuro...scartata la Sinistra.
Non mi resta che Silvio, il conquistatore direi!
Lui ed il suo seguito di (ex) piduisti. Pronti a fare con l' Alleanza Nazionale di Fini, folgorato sulla via di Damasco, la tanto attesa PDL. La casa delle libertà che, forse, è il sogno di ogni politico. La liberta di fare tutto ciò che gli occorre. Insomma, Silvio. L'uomo che non invecchia mai e che governa un paese che, al contrario (guarda che paradosso) invecchia in fretta e in modo trasversale.
Silvio, comunque non lo voto.
Voto scheda bianca! Anzi...torno a casa e non consumo ne carta ne penna.
Decideranno loro.
Tanto, che dfferenza fa?

martedì 24 febbraio 2009

Il piatto di cozze e il politico (l' amministratore)

Considerazioni (semi)serie.

Amministrare, per alcuni politici (ma direi per molti, e forse per tutti) qualunque sia la ragione o il luogo del loro amministrare, è come mangiare un piatto di cozze. No, non le cozze di Taranto, le cozze nere. Quelle sono pratiche da consumare. Senza impegno alcuno, senza sforzo, spesso cadono da se dal loro guscio e ci tocca semplicemente raccoglierle dal fondo del piatto e portarle alla nostra bocca.

Gustarle e goderle con assoluta semplicità.

Le cozze di campagna invece, quelle che i francesi chiamano “escargots” e che in Italia, quella non terrona, si chiamano Lumache.

E che io chiamo cozze.

Quelle si che si affrontano con più impegno. Perché a differenza delle cozze nere che si schiudono come fossero profumate margherite al sole di maggio, le Lumache non sono tutte uguali. Alcune si! Alcune si arrendono, restano per metà fuori dal loro guscio, indifese, cotte, morte, con le loro antennine rigide che spesso, con una sorta di famelicismo crudele, noi azzanniamo estraendo l’animale senza vita dalla sua dimora.

E ne gustiamo il minimo, ma intenso, sapore.

Le cozze “facili” sono i problemi semplici dell’ amministratore. Quelli che spesso vengono subito affrontati, quelli che non portano fatica, che non prevedono sforzo, quelli che spesso si risolvono con semplicità, con naturalezza e che probabilmente non hanno bisogno nemmeno di un politico per essere risolti, ma semplicemente di uomini di buona volontà.

Poi ci sono le cozze del ceto medio. Quelle che, pur morte, fanno capolino dal loro anfratto calcareo, fanno cucù, quasi per deriderci prima di essere divorate dalle nostre insaziabili bocche. Possiamo usare lo stuzzicadenti per tirarle fuori, oppure fare un forellino sulla parte opposta del loro guscio, e poi succhiarle come fossero della fresca coca-cola. Invece sono cozze. Le vinciamo spesso con colpi netti che ce le fanno ritrovare diritte in gola, saltando le papille gustative e quindi l’unico piacere che ci è concesso.

Queste cozze rappresentano i problemi che il politiico (l' amministratore) risolve, ma non è merito suo, è merito dello stuzzicadenti. E infatti non ha sodddifazione alcuna di questo risultato, perchè non può apprezzarne il sapore.

Alcune cozze però sono testarde. Resistono. Mentre vivono la loro cottura, si raggomitolano nella loro tana, più in fondo che possono, si aggrappano alle pareti del loro rifugio. E ci danno del filo da torcere. Non servono stuzzicandenti! Non c'è forellino che tenga!

Non mi avrai uomo, donna o bambino che tu sia!

Queste rappresentano i problemi reali del nostro presente. Quelli che il politico (l'amministratore) evita, sfugge, ignora, demanda, disconosce, nasconde, rimanda.

Quelli per la cui soluzione si è proposto in campagna elettorale.

E che ora getta mestamente nel dimenticatoio.

Sono quelle cozze che non sono gusci vuoti. Sono quelle che non siamo in grado di mangiare e che gettiamo nel padellino delle "bucce" arrendendoci mestamente.

lunedì 16 febbraio 2009

Il "Merda Wall" di D'Alia contro Internet

Il senatore D'Alia dell'UDC vuole oscurare la Rete. Ha proposto un emendamento, approvato in Senato, a un disegno di legge di Brunetta che obbligherà i provider a oscurare siti, blog o social media come YouTube e Facebook su richiesta del ministero degli Interni per reati di opinione, ad esempio un filmato o un gruppo che invitano a non osservare una legge considerata ingiusta. Senza nessuna sentenza della magistratura. Questo, oggi, avviene solo in Cina. In una dittatura. I cinesi hanno eretto contro l'informazione di Internet un "Golden Wall", si sono ispirati alla Muraglia Cinese. D'Alia vuole costruire un "Merda Wall", si è ispirato allo psiconano.
Il vero concorrente di Mediaset è YouTube. Mediaset non la comprerei neppure se me la regalassero. La pubblicità sta abbandonando la televisione e l'informazione si fa in Rete. Mettere Internet sotto il controllo del potere esecutivo vuol dire chiuderla di fatto e tappare la bocca ai cittadini liberi.
Marco Pancini di Google ha dichiarato:"No, le leggi ad Aziendam che poi hanno un impatto su tutto l’ecosistema non si possono fare. E bisognerebbe evitare di portare l’Italia a livello dei peggiori paesi del mondo in fatto di reati d’opinione". L'Italia stessa è ormai un Paese ad Aziendam e in quanto a perseguire reati di opinione non siamo secondi a nessuno.

(fonte: www.beppegrillo.it)

venerdì 13 febbraio 2009

Depuratori salentini: un sistema che fa acqua!

E' stata presentata a Lecce, presso la sede provinciale del Csv Salento, in via Gentile 1, l'inchiesta realizzata dalla redazione di Volontariato Salento, il mensile del Csv. E' difficile ricostruire il quadro reale del sistema di depurazione salentino. I motivi? La problematicità nella conoscenza dei dati e nell’accesso agli atti – anche perché è in corso l’adeguamento dell’intero parco depurativo regionale –, la frammentazione esasperata della geografia dei depuratori, troppi strumenti legislativi, nazionali e locali, che non riescono a dare un quadro unico e certo. Nel 1995 esistevano 7 impianti attivi che, oltre a servire la fognatura dinamica dei rispettivi abitati, accoglievano i bottini di tutto il Salento (Lecce-Surbo, Galatina-Soleto, Matino, Poggiardo, Specchia, Ugento e Uggiano La Chiesa). Oggi il numero degli impianti è cresciuto in modo esponenziale, passando da 7 a 42 depuratori funzionanti (sei volte di più rispetto a 14 anni fa) su un totale di 49 (contando i 7 non ancora a regime di Alliste, Carmiano, Carpignano Salentino, Casarano nuovo, Porto Cesareo, Uggiano La Chiesa nuovo e Vernole).

Di questi, 38 hanno una potenzialità inferiore ai 30.000 abitanti equivalenti (unità di misura stabilita dall'articolo 74 comma 1 lett. a) del D.Lgs. 152/06). E il "Piano di interventi urgenti a stralcio del Piano di Tutela della Acque" della Regione Puglia, ha evidenziato che, in provincia di Lecce, il trattamento del carico organico potenziale delle acque reflue viene garantito solo per il 39%. Perché? Molti impianti risultano sottodimensionati rispetto alla reale portata dei reflui, e solo 10 sono "terziari", dotati cioè di una capacità di abbattimento del carico inquinante maggiore rispetto ai primari e secondari.

"Un sistema di depurazione mal gestito e incontrollato, come quello emerso dall'indagine, ha conseguenze di proporzioni drammatiche – ha affermato Luigi Russo, presidente del Csv Salento –. Per dare un'idea, è come se 18 km di camion di autospurgo o 39 piscine olimpioniche ogni giorno venissero gettati in mare oppure in falda. E il numero dei depuratori nelle provincia di Lecce sono 10 in più rispetto a quelli nella provincia di Bari, che pure ha una popolazione doppia. Ma i problemi nascono dal fatto che non si può pensare di nascondere il rifiuto, e gli amministratori devono avere ben chiaro quello che sta succedendo". Occorre anche "colmare le carenze sul fronte del controllo – ha spiegato Paolo Sansò, Associato di geologia ambientale all'Università di Lecce –, far sì che i tecnici concretizzino le attività di verifica, che sia portato avanti un monitoraggio costante". L'accento è stato puntato anche sul fatto che "ci sono grossi ritardi nella programmazione e negli interventi – ha precisato Carla Quaranta, redazione di Volontariato Salento - non si è tenuto conto di un approccio integrato ed è mancato il coordinamento tra le forze e le autorità d'indagine".

Entrando nel dettaglioPer quanto riguarda i recapiti finali per lo smaltimento dei reflui depurati, dei 49 impianti esistenti in provincia, ufficialmente ad oggi 8 continuano a recapitare nel sottosuolo (esclusi quelli già dismessi di Cutrofiano e Sogliano Cavour), 17 sul suolo, soprattutto in trincee disperdenti, per cui si sono a volte utilizzate ex cave riempite di materiale drenante, 16 in corpi idrici superficiali, cioè canali, spesso opere di bonifica di terreni paludosi o letti di torrenti di acque pluviali, 6 hanno recapito diretto in mare, di cui solo due, quello di Lecce e il nuovo di Santa Cesarea Terme, sono provvisti di condotta sottomarina. Al di là dei dati ufficiali dall'indagine emerge che i numeri degli scarichi in mare, come quelli in falda, sono di gran lunga superiori. Nello specifico, gli scarichi in falda sono vietati già da dieci anni con il Decreto Lgs n.152/99, ma dalla Relazione del Tavolo Tecnico Interagenziale Gestione sostenibile delle risorse idriche di Arpa Puglia, emerge che nel 2002 erano ancora 24 su 42 gli impianti salentini che immettevano le acque depurate direttamente in falda. Un numero ridotto a 16 nel 2006 ed oggi ufficialmente ad 8. Ma, in realtà, spesso i reflui riversati in corpi idrici superficiali vengono convogliati in vore, con seri rischi di inquinamento della falda: dagli 8 recapiti ufficiali si passa quindi ai 19 reali.

Le acque reflue, pur incanalandosi in corpi idrici superficiali più o meno lunghi, quando non sono convogliate in vore, solitamente raggiungono la costa riversandosi comunque in mare: ecco che dai 6 depuratori che ufficialmente recapitano in mare si passa ai 18 effettivi. Il risultato? Sui 261 km di costa salentina, il 5% (pari a 13,05 km) presenta un divieto permanente di balneazione a causa dell’inquinamento, in corrispondenza dello sbocco dei depuratori che recapitano in mare direttamente o indirettamente. Molto spesso, però, i divieti o non vengono evidenziati con cartellonistica adeguata o non vengono rispettati dai cittadini, anche in virtù del fatto che ufficialmente lo scarico avverrebbe attraverso corpi idrici superficiali e quindi senza l'obbligo di affiggere divieti.

L’adeguamento dell’intero sistema depurativo regionale ha previsto investimenti cospicui.
Tra gli altri, 108 milioni di euro sono stati attribuiti con delibera CIPE n.35/05, che nello specifico ha stanziato 38milioni di euro per il "potenziamento e/o adeguamento dei sistemi di depurazione". Ma si tratta di passi in avanti o da gambero? In realtà con la delibera n.1497 del 1 agosto 2008, la Giunta Regionale ha definanziato questi interventi, poiché il termine ultimo per l'impegno delle somme era fissato al 31 dicembre 2008. Proprio per non perdere i fondi a fine dicembre 2008, la Regione piuttosto che velocizzare i tempi per gli interventi già individuati nel 2006, ha preferito il loro definanziamento, destinando queste risorse ai progetti delle fogne pluviali. Nel Salento quindi non verranno attivati gli oltre 5milioni di euro previsti per i lavori programmati sugli impianti provinciali più grandi di Copertino, Gallipoli, Lecce e Maglie. Insomma una corsa all'incuria e all'indifferenza di tutti.

Significativo anche il cambiamento di rotta degli ultimi tempi, con la prospettiva di una netta inversione di tendenza. A pochi anni dalla loro realizzazione, si sta già verificando la chiusura di 2 impianti (Cutrofiano, Sogliano Cavour), la dismissione di altri 7 e la creazione di depuratori consortili medio-grandi. La politica dissennata della corsa ai depuratori ha portato allo spreco di risorse, ad un'esigua manutenzione degli impianti, alla non controllabilità del loro funzionamento.

Allora che fare?
Se non cresce la consapevolezza e la coscienza civica per fronteggiare e reprimere dal piccolo la logica legata al mondo del malaffare, se non si mettono a punto strategie integrate di controllo della spesa pubblica, se affianco a interventi di ripristino e risanamento ambientale non si avviano politiche dal basso di risparmio e di utilizzo razionale delle risorse, non c'è via di scampo: il degrado e lo scempio ambientale diventano inarrestabili e saranno i cittadini e le generazioni future a pagarne i costi. Ma non basta. Occorre presidiare il funzionamento degli impianti attraverso un coordinamento tra i soggetti predisposti al controllo, con l’ausilio delle associazioni che sul territorio si occupano di salute e tutela ambientale. Una corretta e puntuale informazione con l'istituzione di osservatori civici locali è certamente un contributo importante per tenere alta la soglia di attenzione e fare rete nel sostenere quel cambiamento culturale e morale ormai doveroso nella tutela e nella gestione della res publica.

Fonte: Centro Servizi Volontariato Salento

mercoledì 11 febbraio 2009

Senza titolo...

Adeguatevi a voi stessi, fatevi simili a lui. Lui è ciò che è, nè potrebbe essere altrimenti. Siate ciò che voi siete, ma con gioia.
Vivete la vostra vita, qualunque essa sia. Non vi rifiutate alle cure della vostra esistenza: vivetele. ponetevi dei problemi: risolveteli. Ma non fate che lo spirito venga coinvolto in essi. Voi non siete ciò che state facendo. Nulla di ciò che fate vi conclude, vi esaurisce.
Le cure della vita sono cosa delle mani o dell'intelletto, non dell'anima. fate ciò che ci si aspetta da voi, occupatevene. Ma non lasciate che la paura o l'angoscia si impossessino di voi, per così povere cose.
Riscoprite invece la gioia di essere: di sapervi, di riconoscervi. Ritrovate voi stessi nella solitudine, a colloquio col vostro spirito, o con una musica, o con un libro, o con il mare, con gli alberi, con il cielo. E non vi rifiutate alle passioni. Vivetela tutta, la vostra vita.

Anonimo

giovedì 22 gennaio 2009

WE BELIEVE

Ci sono momenti in qui aspetti un segnale. Hai la percezione che sia necessario. E lo attendi restando indifferente, sperando che nessuno si accorga della tua attesa. E quando meno te lo aspetti...arriva.
Spesso è un semplice pensiero, uno sguardo, un sorriso.
Oppure un sms che all' improvviso ti sveglia dalla solita giornata di lavoro, e ti ricorda come la felicità è sempre ad un passo...

"Sei il marito e il papà più buono e bello del mondo, ti vogliamo un sacco di bene. Un bacione grande dalle tue donne"

Un SMS di Sonia e Melania di Giovedì 22 Gennaio 2009 alle ore 11.58